LA DIAGNOSI
La valutazione dei sintomi dell’orecchio interno
Dopo avere chiarito l’origine dei vari disturbi e sintomi, il passo successivo è attribuirne la causa all’idrope o a eventuali danni irreversibili, cosa che possiamo fare spesso per l’idrope, usando determinati criteri e il ragionamento logico, ma mai per danni permanenti, che restano impossibili da verificare con qualunque esame si voglia studiare l’orecchio. Non esistono alternative. O un disturbo è causato da un danno irreversibile, o dall’idrope (reversibile spontaneamente o con terapia) o da una combinazione di entrambi. Perché nell’orecchio interno abbiamo solo liquidi, cellule e nervi.
Se siete entrati nel sito direttamente in questa pagina vi consiglio di leggere e apprendere in modo progressivo con l’esplorazione guidata partendo dalle basi per poi passare alla diagnosi, ai sintomi e infine alla terapia.
In questa pagina:
- La valutazione dei sintomi dell’orecchio interno
- Ragionamento sui sintomi, non esami diagnostici
- Non si può mai escludere che l’idrope sia causa di uno o più disturbi
- La diagnosi logica dei sintomi dell’orecchio interno (video)
- Vertigini ricorrenti, disequilibrio e fullness sono sempre da idrope
- Disturbi fluttuanti, incostanti, variabili e ricorrenti
- Sintomi costanti e invariabili
- Solo per l’idrope esiste una cura
- I sintomi dell’orecchio interno vanno considerati sempre individualmente
- L’idrope si può confermare, ma non ci serve
- Quando serve la risonanza magnetica?
La diagnosi dei sintomi dell’orecchio interno si fa ragionando, non con esami
La diagnosi dei sintomi dell’orecchio interno, quando possibile, si fa soprattutto sulla base delle loro caratteristiche più che con esami. Inoltre l’orecchio interno non può essere “visitato” in alcun modo. Quel che il medico vede “guardando” l’orecchio sono solo l’orecchio esterno e la membrana del timpano e non certo l’orecchio interno.
Ma già dalle caratteristiche dei sintomi, applicando, come sempre, quel che sappiamo di anatomia e fisiologia e usando il ragionamento clinico, possiamo sapere se un disturbo è certamente da idrope o se potrebbe essere dovuto a eventuali danni permanenti, seppur mai confermabili. Notate la differenza “grammaticale” nella scelta del modo verbale. Perché i sintomi, come vedremo, ci possono permettere di escludere come causa danni permanenti confermando l’idrope, ma mai di confermare danni permanenti escludendo l’idrope.
Non esiste un solo paziente nel quale a priori si possa escludere che l’idrope sia causa di uno o più dei suoi disturbi, in parte o interamente.
E non esiste un solo paziente nel quale si possano confermare presunti danni irreversibili né valutando i sintomi, né le presunte cause scatenanti, né con esami.
Non è assolutamente vero che l’idrope sia alla base solo della malattia o sindrome di Meniere come molti specialisti si ostinano a credere o a… voler far credere. Non serve quindi che ci siano tutti i sintomi di una sindrome di Meniere conclamata per riconoscere il ruolo dell’idrope e avviare una terapia contro l’idrope.
Non è nemmeno vero che esistano cause specifiche che possono far sospettare la presenza di danni permanenti, ad esempio l’insorgenza dopo un trauma acustico. Esperienze di idrope da trauma acustico sono anzi molto comuni se pensate a un acufene dopo un concerto o una notte in discoteca, che poi regredisce, cosa ovviamente impossibile se ci fosse stato un danno permanente. E l’esito più comune e frequente di un trauma acustico è semmai la comparsa o riacutizzazione di un acufene da idrope e non un ipotetico danno permanente, mai dimostrabile.
E di sicuro non si può far diagnosi di danni permanenti, solo perché un paziente ha una riduzione dell’udito nell’esame audiometrico, che non ci dà alcuna informazione utile per capire se si tratta di idrope o di un danno permanente.
Quando un medico, al quale vi siete rivolti per vertigini, acufeni o altri disturbi dell’orecchio interno, vi “esclude” l’idrope, sta affermando qualcosa che non ha alcuna base, se non quella della sua ignoranza su cosa l’idrope sia.
La diagnosi logica dei sintomi dell’orecchio interno (video)
Prima di procedere con la lettura vi consiglio di guardare questo video.
Vertigini ricorrenti, disequilibrio soggettivo e fullness (orecchio chiuso o pressione) non derivano mai da danni permanenti.
Per alcuni sintomi da orecchio interno, l’ipotesi del danno permanente si esclude già a priori.
Danni permanenti vestibolari non possono causare vertigini ricorrenti o disequilibrio soggettivo, poiché questi sintomi richiedono, come spiegherò meglio nella pagina dedicata a questi disturbi, recettori funzionanti in grado d’informare il cervello. In assenza d’informazione non ci può essere una informazione sbagliata. E lo sanno tutti. Tanto che da molti viene proposto di distruggere i recettori dell’orecchio per togliere le vertigini. Vertigini ricorrenti e disequilibrio soggettivo sono sempre da idrope.
Nel caso della fullness, in nessun modo l’assenza di recettori o il loro danno permanente, può dare senso di orecchio chiuso o pressione. Una volta escluso che la percezione di orecchio chiuso possa venire dall’orecchio esterno e medio, ogni paziente con orecchio esterno e medio normali ha, come causa della fullness, l’idrope.
Il dubbio diagnostico resta quindi semmai solo per acufeni e ipoacusia per i quali si devono considerare le caratteristiche del sintomo.
Tutti i disturbi fluttuanti, incostanti, variabili e ricorrenti sono sempre causati dall’idrope, in parte o in tutto e mai solo da danni permanenti, che non potrebbero giustificarne le variazioni.
Nell’ orecchio interno ci sono solo cellule ciliate o recettori, fibre nervose (del nervo acustico o del nervo vestibolare) e liquidi (endolinfa e perilinfa). Cellule e nervi non hanno capacità rigenerativa dopo un danno e pertanto possono dare solo disturbi permanenti. Ne consegue che tutti i disturbi fluttuanti, variabili, incostanti sono sempre derivanti, in parte o in tutto, da una condizione reversibile, ovvero da disfunzione causata dai liquidi. Le cellule ciliate cocleari, se danneggiate, muoiono in modo irreversibile e se un acufene o una riduzione dell’udito derivassero da questa “morte cellulare” dovrebbero essere inevitabilmente costanti, invariabili e irreversibili.

Ma anche in presenza di sintomi costanti e invariabili o di una quota invariabile di disturbi comunque incostanti, non esiste alcun modo di confermare danni permanenti e quindi di escludere che i sintomi siano causati, in parte o in tutto, da un idrope persistente!
Quando un medico vi dice che “non c’è nulla da fare“, che “il nervo è morto“, che “il danno è irreversibile“… se lo sta inventando! Non esiste a tutt’oggi alcun esame (a eccezione della biopsia che, distruggendo l’orecchio, avrebbe poca utilità pratica ai fini di quel paziente) che sia in grado di dimostrare la presenza di un danno permanente delle cellule ciliate o delle fibre del nervo acustico. Provate a chiedere al medico su quali basi fa questa affermazione e vedrete che non potrà rispondervi nulla se non che magari avete qualche alterazione nell’esame audiometrico (che non può in alcun modo testimoniare danni permanenti), o che tutti sanno che le cellule ciliate morte non posso essere rigenerate. Vero, le cellule ciliate morte non possono essere rigenerate né riparate, né sostituite.
Ma chi ci assicura che ci siano davvero cellule morte visto che non possiamo verificarlo in alcun modo? E se fossero solo impedite nella loro funzione o stimolate dall’eccesso di liquidi (idrope) che è invece una situazione reversibile e curabile?
Purtroppo in questi casi non possiamo nemmeno affermare con certezza che l’idrope sia l’unica causa per ogni paziente e che la cura potrà con elevata probabilità ottenere risultati (come invece nella situazione precedente).
Solo per l’idrope, in quanto unica condizione reversibile dell’orecchio interno, esiste una cura.
La verità è che non possiamo dir nulla né fare alcuna diagnosi in presenza di acufeni fissi e non variabili o di una ipoacusia stazionaria o solo progressiva senza fasi di recupero. Possiamo solo far terapia sperando che in parte o in tutto (come per fortuna almeno in parte è nella maggior parte dei casi) sia l’idrope e non il danno permanente a determinare l’acufene e/o l’ipoacusia.
Ma quel che è importante capire è che, visto che l’unica alternativa possibile all’idrope, come meccanismo alla base di acufeni e ipoacusia neurosensoriale, sono eventuali danni permanenti, non diagnosticabili ma comunque non trattabili, la terapia contro l’idrope resta, perfino in assenza di diagnosi certa, l’unica possibile. Allora perché non provare visto che non ci sono possibili alternative e statisticamente ci sono anche elevate possibilità di successo prima di spingere il paziente a rassegnarsi?
Il problema, peraltro, si pone solo per l’ipoacusia o l’acufene completamente “fissi”, stazionari, o magari anche in progressivo peggioramento, ma senza alcuna reversibilità spontanea. Tenendo presente che se il disturbo, nonostante sia sempre presente, varia d’intensità o frequenza, almeno quella quota variabile deve certamente essere dovuta all’idrope e semmai il dubbio resta solo per la quota di acufene o ipoacusia mai spontaneamente reversibile.
Nella valutazione dei sintomi dell’orecchio interno, se più di uno, non si deve mai associarli come sindrome, cercando una causa o un meccanismo comune per tutto, ma considerarli sempre individualmente.
Un paziente potrebbe, ad esempio, avere vertigini, certamente da idrope, e acufene fluttuante non costante, anch’esso da idrope, ma anche ipoacusia stabile non variabile che potrebbe essere invece dovuta a danni permanenti. L’avere o aver avuto in passato alcuni sintomi da idrope non permette da solo di attribuire con certezza all’idrope la causa di tutti i disturbi.
Ovviamente se questo vale per i sintomi da orecchio a maggior ragione questa regole deve essere rispettata quando ci sono altri problemi nemmeno connessi all’orecchio. Un paziente che ha mal di testa e vertigini ricorrenti ha una cefalea (da causa da definire) e crisi di vertigine certamente da idrope e non una “vertigine emicranica” per la quale si cerca una causa comune e un trattamento comune.
E quando ci troviamo davanti a disturbi bilaterali bisogna anche considerare separatamente il singolo orecchio, poiché in effetti si tratta di due organi distinti. Se avete, ad esempio, acufene da entrambi i lati, ma a volte solo a sinistra e a volte solo a destra senza aver mai nemmeno un momento senza acufene, non avete un acufene fisso che passa da un lato all’altro ma un acufene non sempre presente, e quindi certamente da idrope, sia nell’orecchio sinistro che nell’orecchio destro.
Nella prossima pagina
Nelle prossima pagina parleremo di cause, e vi farò capire come la ragione principale di tanti errori diagnostici e confusione, che è più la regola che l’eccezione soprattutto, ma non solo, con acufeni e vertigini, sia non sapere proprio come si deve fare una diagnosi, anche presentandovi in modo critico le più comuni “diagnosi impossibili” tra quelle fatte abitualmente da altri medici.
Se volete informazioni minime più sintetiche e non siete interessati a conoscere davvero tutto (peccato, ma posso capire), avete a disposizione la versione sintetica internazionale, nata per dare informazione anche ai pazienti che parlano altre lingue (nonostante questo sito abbia un sistema di traduzione automatica), ma utile anche per chi parla italiano, se volete solo sapere lo stretto indispensabile per decidere di fare terapia con me.
Oppure guardate questo video di appena 10 minuti che vi riassume tutto dalle basi alla terapia mostrando parti del sito con testi e immagini,
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