Terapia per idrope, acufeni, vertigini, udito, Meniere

TERAPIA

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La terapia per idrope

Il trattamento da me ideato e proposto ai miei pazienti, prevede l’abbinamento, con modalità diverse in base ad alcune caratteristiche specifiche del paziente e dei suoi disturbi e ai risultati raggiunti, di diverse componenti sinergiche farmacologiche e non farmacologiche, volte a contrastare l’idrope, principalmente (ma non solo) creando un antagonismo specifico nei confronti dell’azione dell’ormone antidiuretico (ADH) che sappiamo essere il principale regolatore dei liquidi dell’orecchio interno. Non è un trattamento sperimentale visto che, anche se con continue modifiche e frequenti aggiornamenti, lo propongo dal 1998 ed è stato impiegato in tutti questi anni su molte migliaia di pazienti.




Se siete entrati nel sito direttamente in questa pagina vi consiglio di leggere e apprendere in modo progressivo con l’esplorazione guidata partendo dalle basi per poi passare alla diagnosi, ai sintomi e infine alla terapia.

Informazioni sintetiche sulla terapia per idrope in 3 minuti !

In questa pagina:

Non troverete qui nomi di farmaci, né come nome commerciale né come principio attivo, così come è vietato per tutti nominarli in qualunque mio spazio interattivo, e ai miei pazienti, se contattati, di comunicarli ad altri. Non perché abbia qualcosa da nascondere ma per la assurda abitudine di alcuni pazienti di farsi terapie da soli, cosa che non deve essere mai fatta ed è completamente priva di senso. Se volete avere dettagli con nomi e dosi dei farmaci e modalità pratiche di attuazione dell’intero trattamento, pur senza rivolgervi a me per fare terapia, per qualche vostro motivo personale poco comprensibile, ma che non mi interessa nemmeno sapere, potete comunque farmi contattare dal vostro medico di base o specialista al quale, dopo verifica, sarò ben lieto di dare ogni dettaglio e l’intera modalità di effettuazione della terapia stessa.

Videoconferenza sulla terapia del 22.1.2023

La terapia per idrope è in costante evoluzione

La terapia per idrope viene già da me proposta e diffusa dal 1998 anche se con continui aggiornamenti. Ma, purtroppo, anche se a piccoli passi (molto piccoli in realtà ma “gutta cavat lapidem” ?) e con molto ritardo, qualche specialista, in Italia, inizia a prescrivere qualcosa di quanto da me ormai da molti anni proposto, ancora oggi, la cura in forma completa come serve davvero, la faccio solo io.

All’estero stanno anche più indietro e spesso i pazienti stranieri non hanno mai nemmeno sentito nominare l’idrope. A qualcosa, forse, battermi per diffondere in ogni modo da 24 anni (il mio primo sito è del 1999), anche se soprattutto in lingua italiana, lentamente è servito, se non altro a informare i pazienti.

I miei protocolli di terapia sono continuamente aggiornati e spesso più volte in poco tempo (l’attuale versione è stata avviata a Gennaio 2023 e successivamente aggiornata ad Aprile 2023, il terzo aggiornamento solo nel 2023). Spesso ci sono modifiche sostanziali o introduzione di nuove componenti, grazie soprattutto alla collaborazione con i miei pazienti, insieme ai quali, facendo un perfetto gioco di squadra, portiamo avanti da tempo molti progetti di ricerca e sondaggi o incontri collettivi in videoconferenza, per capire sempre di più e fare sempre meglio.

Negli ultimi anni inoltre, ogni idea di variazione o innovazione per una nuova versione della terapia viene preventivamente discussa non solo con i miei pazienti ma con tutti quelli che mi seguono su Facebook indipendentemente dal fatto che siano già miei pazienti, o intendano diventarlo in futuro, o non lo saranno mai, per avere i loro commenti e la loro approvazione prima di renderla ufficiale.

Nell’ultimo aggiornamento rilasciato il 23 aprile 2023, ad esempio, sono state inserite alcune modifiche alla terapia con neurofarmaci con alcune opzioni di modifica automatiche in caso di eccessivo effetto collaterale sulla attività sessuale (effetto possibile comunque ovviamente reversibile, con i neurofarmaci da me impiegati tradizionalmente), utilizzando un farmaco alternativo, è stata introdotta l’opzione di utilizzare i propri neurofarmaci se già in terapia, e ribadito (sebbene fosse già possibile) che il paziente può richiedere personalizzazioni della terapia togliendo alcune componenti, nei limiti del possibile e conscio che togliendo componenti, potrebbero ridursi i risultati ottenibili o la loro stabilità.


In cosa consiste la terapia per idrope e dove agisce?

Per chi ha seguito, per arrivare qui, l’apprendimento guidato, come da me ripetutamente consigliato, il ruolo dell’ormone antidiuretico (ADH), e i suoi rapporti con l’idrope e lo stress dovrebbero essere già noti. Nella figura  viene spiegato in modo chiaro quali sono i punti di attacco della terapia nelle sue diverse componenti (e che qualcuno vi spieghi come e dove una terapia per acufeni vertigini o udito dovrebbe agire, immagino sia per voi una novità) e come questi si inseriscano nel circolo vizioso stress > ADH > idrope > sintomi > ansia > stress. Ovviamente ci sono ancora delle zone d’ombra non chiarite, dei punti interrogativi senza risposta, ma quanto già sappiamo basta ormai da anni a ottenere risultati più che soddisfacenti nella maggior parte dei pazienti.

Meccanismo della terapia per idrope

Nella figura trovate anche, in rosso, il Tolvaptan, un vero e proprio antagonista recettoriale (ovvero che agisce sull’organo bersaglio, incluso l’orecchio) dell’ADH, già disponibile dal 2009 con il nome commerciale Samsca (qui posso farvi il nome che tanto non potete acquistarlo), che sarebbe probabilmente una risorsa eccezionale nella terapia dell’idrope come dimostrato da tantissimi lavori sperimentali ancor prima del suo rilascio. Ma per motivi misteriosi (nemmeno troppo misteriosi a pensar male), a parte il costo proibitivo (10 compresse al momento costano a quanto so 1.161 euro e all’inizio erano circa 2.000!) e l’obbligo di utilizzarlo solo durante ricovero in ospedale e solo in alcuni reparti autorizzati espressamente, per cui non può essere comprato in farmacia, è fatto espresso divieto, in Italia ma non solo, di impiegarlo con indicazioni diverse da quelle per le quali è stato autorizzato, che sono solo patologie rare e ovviamente non includono Meniere o idrope. A poco è servito il mio disperato tentativo, sin dall’inizio, di parlare con la casa farmaceutica e inviare mail ai principali 50 centri universitari e di ricerca del mondo. Avendo ricevuto solo tre risposte, due dichiarando il loro assoluto non interesse e una, proprio il centro giapponese che aveva fatto più ricerca sull’impiego del tolvaptan nell’idrope sperimentale, con un mafiosissimo invito a “non occuparmi di cose più grandi di me”, mi sono dovuto arrendere e andare avanti con quel che posso fare e impiegare.


Le componenti della terapia per idrope

La mia terapia contro l’idrope (metto il “mia” per non sembrare presuntuoso anche se di fatto, non conosco altro modo di far terapia che sia davvero efficace sull’idrope, a parte le frequenti possibili remissioni spontanee che possono per coincidenza o placebo seguire qualunque terapia) consiste nell’abbinamento di terapie farmacologiche e non farmacologiche abbinate a formare diversi schemi di trattamento e non tutte sempre necessarie o indispensabili.


ACQUA

Acqua nella cura per idrope

L’aumento del carico idrico giornaliero è base indispensabile di tutta la terapia, in quanto l’acqua è il principale inibitore dell’ormone antidiuretico (ADH), a sua volta principale regolatore dei liquidi dell’orecchio interno, oltre ad aumentare l’efficacia e la rapidità d’azione dei farmaci e ridurne gli effetti collaterali.

Al paziente viene chiesto di bere almeno tre litri di acqua al giorno per tutta la durata del trattamento e comunque di bere tanto a vita, seppur ovviamente con minor rigidità. Studi da me effettuati mediante misurazione del peso specifico urinario per lungo tempo hanno confermato che quello è il quantitativo di acqua minimo richiesto per tutti, indipendentemente dal peso corporeo, o da altri parametri. E ci riescono tutti alla fine, anche quelli che per loro abitudine sbagliata tendevano a bere molto poco.


NEUROFARMACI

Neurofarmaci nella cura per idrope

Farmaci attivi sui neurotrasmettitori per il controllo dello stress, uno dei principali attivatori dell’ormone antidiuretico.

Nella mia terapia viene impiegata l’associazione di tre farmaci differenti che praticamente non hanno, con le modalità e le dosi da me utilizzate, effetti collaterali, se si escludono alcuni possibili effetti transitori del tutto reversibili. Non esiste alcuna dipendenza per il breve tempo di impiego e semmai il vero problema è convincere i pazienti a toglierli, visti i benefici.

Abbandonate ogni pregiudizio sull’impiego di neurofarmaci, la cui cattiva “fama” deriva solo dal fatto che spesso vengono prescritti in modo errato, assunti arbitrariamente dai pazienti, o sospesi senza alcuna indicazione medica o non di rado prescritti male dagli stessi medici. Non è il farmaco a dare effetti collaterali significativi ma il suo errato impiego. E inoltre gli effetti sono dose dipendenti e io uso dosi molto basse, e se i foglietti illustrativi sono chiamati “bugiardini” un motivo c’è. Uso gli stessi farmaci da 20 anni e li conosco forse persino meglio degli psichiatri, usando sempre e solo quelli. Inoltre spesso viene fraintesa per “dipendenza” dal farmaco semplicemente la sua necessità perché i disturbi per i quali è stato prescritto semplicemente non si sono ancora risolti. E se ancora non credete a me chiedetelo ai miei pazienti.

Nell’attuale protocollo di terapia per idrope sono prescritti a tutti, sebbene, su richiesta del paziente (il che per fortuna è sempre più raro, visto che ormai molti mi contattano dopo aver già parlato con altri miei pazienti ed essersi tranquillizzati sull’innocuità della mia terapia) o per situazioni particolari, sia possibile evitarli. Quando il paziente già assume altri neurofarmaci prescritti da psichiatra questi devono preferibilmente essere sostituiti, ovviamente chiedendo nulla osta allo psichiatra che li ha prescritti e che già segue il paziente, ma nell’ultimo aggiornamento della terapia viene concesso su richiesta del paziente stesso o dello psichiatra di avviare con i propri neurofarmaci proseguendo la terapia in atto.

Nell’attuale versione è stato confermato un quarto neurofarmaco miorilassante, ormai prescritto di routine da molti mesi.


DIETA

Dieta nella cura per idrope

Un breve periodo di alimentazione controllata e regolata e pianificata è inserito da sempre nella mia terapia, prevalentemente su base empirica, ovvero per la conferma del suo ruolo fondamentale in quasi tutti i pazienti, pur non sapendo esattamente in che modo agisca. Però fa spesso la differenza, e molto, e lo sanno quasi tutti i pazienti.

La dieta, dove la frutta è un elemento indispensabile ogni giorno, non è assolutamente a vita, ma solo per periodi brevi e fuori dalla fase di terapia stretta è sufficiente mantenere un certo grado di controllo alimentare libero, principalmente non abusando di carboidrati e cibi salati, ma senza nessuna restrizione specifica obbligatoria.

Nell’attuale versione della dieta esistono due diverse varianti con maggior o minor rigidità (dieta rigida, e dieta semirigida) oltre a una dieta di mantenimento senza regole precisi ma consigli per un adeguato controllo alimentare. Complessivamente la dieta, viene impiegata nella terapia completa per un massimo di 20 giorni consecutivi mentre nella terapia breve semplificata per appena 6-10 giorni.


CORTISONICI

Cortisone nella cura per idrope

Anche se molti medici sembrano ignorarlo del tutto, i corticosteroidi (cortisonici) glicocorticoidi, come quelli che io impiego, oltre alle più note azioni anti-infiammatoria e anti-immunitaria che non hanno nulla a che vedere con l’idrope, hanno un importante ruolo inibitorio nei confronti dell’azione dell’ADH sull’orecchio mediante regolazione delle aquaporine e anche sul suo stesso rilascio da parte della neuroipofisi. Ed è per quello che vengono da sempre da me impiegati nella terapia per l’idrope.

Con le modalità da me impiegate non esiste nessun effetto collaterale, una volta escluse possibili controindicazioni che vengono sempre valutate. In particolare non c’è nessuna ritenzione idrica o aumento di peso visto che al contrario, prescritti con il giusto sovraccarico idrico, semmai si comportano come diuretici proprio grazie all’azione inibitoria sull’ormone antidiuretico e sulla sua azione. Qualunque esperienza precedente abbiate avuto ricordate che non avete preso quel che prescrivo io, con le dosi che uso io e in associazione con le altre componenti come faccio io.

La terapia cortisonica dura nella terapia completa, se necessaria, 14 giorni, mentre nella terapia semplificata si fa solo una iniezione di. cortisonico a lunga durata.


FLEBOCLISI

Fleboclisi nella cura per idrope

Le fleboclisi di diuretico osmotico sono utilizzate per la loro capacità di ridurre la pressione endocranica facilitando il riassorbimento dei liquidi e di aumentare il carico di acqua libera. E’ possibile che abbiano anche una azione diretta sull’orecchio.

Sono sempre abbinate a carico idrico speciale aggiuntivo rispetto a quanto è richiesto di bere ogni giorno. Sono, nell’attuale versione di terapia, previste per tutti nella terapia completa, tranne per situazioni particolari, con una fleboclisi al giorno per solo due o tre giorni consecutivi, con una eventuale ulteriore fleboclisi in un momento successivo in caso di risultati insufficienti.

Possono essere eseguite a domicilio senza alcun problema semplicemente contattando un infermiere non avendo alcun effetto collaterale, una volta escluse poche possibili controindicazioni.


Acqua, neurofarmaci, dieta, cortisonici e fleboclisi di diuretico osmotico, sono le componenti principali della terapia contro l’idrope.

Ma, come detto, la mia terapia è in continua evoluzione e nel corso degli anni sono state aggiunte altre componenti che possono fare la differenza aumentando l’efficacia della terapia, sebbene di sicuro insufficienti da sole a ottenere il risultato cercato.

  • Autoinsufflazioni con un palloncino (Otovent) disegnato appositamente per creare una contropressione nell’orecchio e favorire il deflusso dei liquidi o mediante manovra di compensazione (Valsalva). Da sole non fanno molto ma, in abbinamento alle altre componenti, possono essere un aiuto ulteriore.
  • Potassio e Magnesio, in realtà principalmente prescritti come sostegno alla dieta, ma che potrebbero avere anche un ruolo terapeutico non ancora chiaro
  • Terapia iperbarica utilizzata solo in fasi avanzate successive della terapia, se necessario arrivarci, per favorire il deflusso dei liquidi dall’orecchio interno, e non certo per superare mediante ossigeno ad alta pressione un eventuale blocco della circolazione, cosa impossibile.

Altre componenti della terapia sono poi impiegate come trattamento sintomatico, e quindi non direttamente contro l’idrope e solo per specifiche situazioni.

  • Farmaci anti-chinetosi per il controllo di vertigini, disequilibrio e fenomeni neurovegetativi e ovviamente per trattamento della chinetosi.
  • Ginnastica vestibolare, esercizi che il paziente effettua da solo a casa, impiegata esclusivamente per vertigini posizionali parossistiche scatenate dal movimento.
  • Mascheramento dell’acufene, che non richiede l’acquisto di alcun dispositivo, visto che basta scaricare un’ applicazione con il cellulare.

Nulla di nuovo, ma tutto diverso!

Il primo pensiero dopo aver letto in cosa consiste la mia terapia, se avete già avuto qualche esperienza di terapia, fermo restando che sono ancora ben pochi quelli che propongono terapia per idrope, al di fuori della Meniere conclamata con tutti i sintomi associati, sarà di sicuro: “e cosa ci sarebbe di così nuovo, visto sono tutte cose già note e proposte anche da altri e che non funzionano o fanno ben poco?

In effetti, considerando le singole componenti, nella mia terapia non c’è quasi nulla di completamente nuovo o del tutto sperimentale. In particolare i farmaci che prescrivo sono tutti conosciuti e usati da moltissimi anni, anche se magari con altre indicazioni. Quel che ho fatto è stato soprattutto modificare (spesso stravolgere) terapie già note ma inefficaci nella modalità tradizionalmente proposta da altri, soprattutto se usate isolatamente, o proposte con altra indicazione (ad esempio i neurofarmaci), abbinarle tra loro e valutarne gli effetti. 

In realtà le differenze ci sono e sono anche importanti. E sono queste differenze che fanno sì che, pur proponendo cose già note e non certo proposte individualmente da me come unico medico, la terapia, come la propongo io, funzioni e le altre, seppur apparentemente in qualcosa simili, no!

  • Nessuna terapia per idrope può aver alcun significato o utilità senza aumentare il carico idrico giornaliero ad almeno tre litri di acqua pura al giorno, cosa che non fa nessuno. La situazione che ho trovato nel 1998, quando ho iniziato a occuparmi di proporre cambiamenti alle terapie tradizionali (e inefficaci) era che ai pazienti con Meniere si diceva (e lo dicevano tutti!) di non bere o bere il minimo possibile cosa che semmai li faceva anche peggiorare, ma per fortuna le cose sono cambiate e ora la maggior parte degli specialisti (in Italia) o non dice nulla (nel senso che non dicono di non bere) o dice il contrario. Ma consigliare di bere un litro o un litro e mezzo al giorno significa solo chiedere di rispettare la normale esigenza fisiologica e il normale fabbisogno giornaliero. Per avere una azione inibitoria sull’ormone antidiuretico bisogna dare un eccesso di acqua superiore a quella che tutti dovrebbero bere comunque ogni giorno, e il carico idrico va distribuito con regolarità durante tutta la giornata, cosa che non viene indicata da nessuno.
  • Timidamente, negli ultimi anni, qualche altro specialista ORL ha iniziato a prescrivere neurofarmaci, limitandosi però a un singolo farmaco (di solito, guarda caso, uno di quelli che propongo io da oltre venti anni, tra i tanti disponibili). Nessuno utilizza più farmaci in abbinamento come serve fare, avendo ruoli diversi, e l’azione dei neurofarmaci è completamente diversa se non abbinati al carico idrico. La mia terapia con neurofarmaci non ha nulla a che vedere con quanto prescritto da altri specialisti ORL ma semmai è molto più simile a schemi di terapia usati in psichiatria. E sembra che i farmaci da me utilizzati abbiano effetti molto maggiori in termini di risultato di altri, seppur simili, prescritti da psichiatri in precedenza, anche lì, peraltro, regolarmente senza carico idrico associato, il che ne riduce nettamente l’efficacia sia nel controllo dell’idrope sia in quello di ansia e stress.
  • La dieta per idrope o Meniere è tradizionalmente, per altri medici, solo una dieta iposodica (con poco sale) mantenuta a vita, il che non serve assolutamente a nulla. Per essere efficace la dieta deve essere molto più rigida agendo non solo sul sale ma anche sui carboidrati e su molte alte cose e con regole strette che nel corso degli anni ho appreso con l’esperienza diretta, ma per periodi brevi e non certo a vita. E la dieta fa ben poco, comunque, se non abbinata al carico idrico. La dieta che io prescrivo non ha quindi nulla a che vedere con quella consigliata, quando viene fatto, da altri specialisti, che si limitano a dire di non esagerare col sale, o evitarlo del tutto e a togliere alcuni cibi ricchi di sodio.
  • I corticosteroidi per avere una azione di inibizione degli effetti dell’ADH sull’orecchio devono essere impiegati sempre con il carico idrico o non funzionano, o comunque fanno molto meno, e le dosi generalmente impiegate da altri medici sono basse e insufficienti. L’eventuale terapia locale mediante infiltrazione nell’orecchio, oltre che scomoda e poco pratica, richiedendo sempre il ricorso allo specialista per effettuarla (e magari molti preferiscono proporla proprio per quello! Cherchez l’argent dicono i francesi…) non ha di sicuro efficacia maggiore della terapia per iniezione muscolare o per via orale. Oltretutto io impiego anche due tipi di cortisone diversi, di cui uno con azione protettiva prolungata e un altro ad azione rapida, somministrato, nella variante di terapia con fleboclisi, sia in vena che per iniezione intramuscolare, oltre che in compresse il che fa la differenza in termini di efficacia.
  • Le fleboclisi con diuretico osmotico, come vengono generalmente proposte, con infusione molto lenta, spesso in quantità e concentrazione insufficienti, senza alcun carico idrico aggiunto e per molti giorni consecutivi servono a poco, sebbene a volte diano comunque qualche risultato. Io le propongo sempre in infusione rapida e sempre con aggiunta di almeno due o tre litri di acqua da bere subito prima e durante la fleboclisi e non ha alcun senso farne molte fatte male, quando ne possono bastare due o tre fatte nel modo giusto. Di sicuro non serve a nulla somministrare diuretico osmotico (glicerolo) per via orale ma ormai credo e spero siano davvero pochi a proporlo ancora.
  • La terapia iperbarica proposta da sola come unica terapia raramente fa qualcosa o comunque fa molto meno di quel che potrebbe se abbinata a tutto il resto della terapia. Peraltro l’assurda convinzione che quel che può agire sull’orecchio sia l’ossigeno ad alta pressione, dimenticando che dopo pochi minuti senza ossigeno ci sarebbe stato un danno permanente irreversibile, porta a indicazioni del tutto sbagliate anche in termini di concessione della terapia in convenzione regionale. In pratica, anche se spesso si riesce ad aggirare l’ostacolo, il paziente se la deve pagare (e costa) tranne che per una ipoacusia improvvisa da presunto blocco della microcircolazione, insorta recentemente da non oltre qualche settimana, perché altrimenti poi dopo qualche settimana (mentre sono 5 minuti, semmai!)… sarebbe troppo tardi. Certi medici la laurea o se la sono comprata o davvero non capisco come hanno studiato Medicina!
  • Inoltre, dovete tener presente, al di là della differente attuazione per le singole componenti individuali che quel che conta è l’associazione di più cose insieme in contemporanea o con determinata successione logica, il che è ben diverso dal fare in tempi diversi tentativi separati con singole componenti della terapia.

Terapia standard completa, breve semplificata o personalizzata

Nell’attuale versione della terapia sono previste due versioni di base, la terapia standard completa e la terapia breve semplificata con possibilità comunque di personalizzare la terapia per controindicazioni o su richiesta del paziente.

La terapia completa, che nell’attuale versione costituisce la terapia standard, proposta nella maggior parte dei casi, prevede oltre a neurofarmaci a dose piena (preceduti qualora non si stia assumendo alcun neurofarmaco da una breve preparazione a mezza dose) e acqua, dieta rigida seguita da eventuale dieta semirigida, terapia cortisonica per 14 giorni e 2-3 fleboclisi. Dopo i primi dieci giorni qualora non ci fossero ancora risultati sufficienti è previsto un ulteriore aumento della dose dei neurofarmaci per breve periodo e una ulteriore fleboclisi di richiamo.

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La terapia breve semplificata, indicata per disturbi lievi o a recente insorgenza o per il trattamento rapido delle recidive (o su richiesta del paziente di avviare in modo più leggero e più semplice) prevede due diversi livelli per complessivi 10 giorni di terapia

  • Un primo livello (6 giorni) con acqua, neurofarmaci a mezza dose, dieta rigida, singola iniezione di cortisone ed eventuale terapia per vertigini
  • Un secondo livello (4 giorni) necessario solo qualora il primo livello non abbia dato risultati sufficienti, nel quale viene proseguita dieta rigida, i neurofarmaci vengono portati a dose piena e viene aggiunto il quarto neurofarmaco miorilassante.

Ovviamente vengono tenute in conto eventuali controindicazioni ad alcune componenti della terapia e richieste, ogni volta che sia necessario, consulenze preliminari per avere nulla osta alla terapia in caso il paziente presenti qualche possibile controindicazione.

Ma poiché non si può trattare un disturbo correlato allo stress aggiungendo stress, si deve sempre tenere in conto anche il paziente e la sua accettazione della terapia. Non si può fare una terapia avendo paura (immotivata!) di possibili conseguenze negative, peraltro del tutto inesistenti e per precisa scelta, poiché la terapia è studiata apposta per non averne, poiché dovendo trattare l’orecchio non salvare la vita del paziente o curare il cancro, piuttosto preferisco avere meno risultato che rischiare conseguenze importanti.

Pertanto al di là dello schema di terapia da me prescritto o consigliato esiste la possibilità di togliere ogni componente, escluso il carico giornaliero di acqua da bere senza il quale non esiste proprio alcuna terapia per idrope. Importante è che il paziente sia ben cosciente che modificando la terapia, togliendo componenti le probabilità di risultato possono ridursi. Alcuni specifici disturbi poi, come il disequilibrio soggettivo o l’iperacusia richiedono quasi sempre l’impiego dei neurofarmaci con differenza evidente dal punto di vista statistico nei risultati, in caso non vengano assunti.

Ma anche nell’escludere alcune componenti bisogna anche tener presente che esiste quel che io ho definito la piramide della terapia. Non si possono impiegare alcune componenti se ne vengono escluse altre.

Terpaua per idrope: la piramide della terapia

Base della terapia è l’acqua, indispensabile e insostituibile, ma anche il controllo dello stress, che non significa però obbligatoriamente che debba essere ottenuto con i neurofarmaci anche se poi nella maggior parte di casi, servono. Se il paziente non ha particolari componenti di ansia e ha una buona resilienza (termine che indica la capacitò di resistenza interiore allo stress), e che è peraltro obiettivo fondamentale per avere risultati a lungo termine, su sua diretta richiesta, non avendo io alcuna ragione per non prescriverli visto che possono solo far bene e non male a nessuno, può essere prescritta una terapia senza neurofarmaci abbinando solo acqua, dieta e cortisone e fleboclisi. Ovviamente le possibilità di risultato sono ridotte, ma in molti casi questo si rivela comunque sufficiente e nulla impedisce di avviare così, per poi passare a terapia più completa in caso di risultati assenti o comunque insufficienti. Al limite si può perfino togliere anche cortisone e fleboclisi, avviando con terapia senza farmaci, pur tenendo presente l’ulteriore riduzione della possibilità statistica di risultato.

Per funzionare cortisonici e fleboclisi devono essere sostenuti da carico idrico e dieta. Chi non vuole fare la dieta può fare al massimo la sola terapia con acqua e neurofarmaci, che per quanto spesso possa già dare risultati e a volte perfino sufficienti, non può essere efficace da sola per tutti o non avrei avuto necessità di aggiungere tutto il resto.

Non ha alcun senso proporre terapia iperbarica, la più complicata in assoluto per difficoltà pratiche dovendo effettuarla in specifiche strutture magari lontane e comunque costosa, se non si riesce a ottenerla in convenzione, e comunque raramente efficace da sola, senza tutte le altre componenti della terapia.
Viene infatti da me proposta solo in fasi successive della terapia, qualora non ci siano stati risultati sufficienti.

Ovviamente, al di là della modalità con la quale si avvia, esiste la possibilità che la terapia di avvio, perfino in forma completa, possa non essere sufficiente, soprattutto per ipoacusia e acufeni. Anche se questo avviene solo in un numero ridotto di pazienti correttamente trattati. Per alcuni forse non si può comunque ottenere il risultato cercato per la presenza di danni irreversibili, ma non potremo saperlo mai con certezza, non potendo in alcun modo dimostrare danni permanenti e non essendo criterio valido a escludere l’idrope o a confermare danni il fatto che la terapia del Dott. La Torre non ha funzionato.

Ma per molti altri si potrebbe ottenere risultato ottimale passando a stadi successivi della terapia, ad esempio passando dalla terapia semplificata a quella completa o ripetendo la terapia completa con dosi maggiori di neurofarmaci o cortisonici ma sempre in piena sicurezza, fino ad arrivare a proporre in abbinamento la terapia iperbarica.

Per molti anni, più che sui risultati rapidi, ho puntato a rendere sempre più leggera la terapia di avvio, preferendo ricorrere a stadi successivi per quella minoranza di pazienti per i quali non fosse sufficiente, ma nelle ultime versioni della terapia ho preferito caricare di più la terapia all’inizio, puntando invece a ridurre la durata complessiva della terapia stessa e il numero di pazienti che potrebbero aver bisogno di cicli o stadi successivi.


Controindicazioni relative o assolute della terapia

Anche se la terapia non presenta alcun rischio reale o effetto collaterale importante alcune situazioni o patologie possono costituire controindicazione ed è giusto che le sappiate sin da ora. Vengono comunque richieste di routine alcune analisi di laboratorio se non effettuate recentemente.

  • La terapia, nell’attuale protocollo completo non è proponibile nei bambini. Per casi in cui è necessario fare comunque parte della terapia bisogna ovviamente discuterne con il pediatra, ma non ho comunque alcuna esperienza di terapia al di sotto dei 14 anni di età. E un bambino non è solo un adulto più basso. Negli adolescenti può essere valutata la possibilità di attuarla, comunque senza neurofarmaci, ma solo dopo colloquio diretto con me.
  • Qualora si stiano già assumendo altri neurofarmaci sarà necessario dopo la consulenza, consultare anche lo psichiatra o il neurologo che segue il paziente, per chiedere il nulla osta alla modifica della terapia in corso. Per alcune particolari situazioni, incluse alcune attività lavorative, possono essere controindicati o non impiegabili alcuni o tutti i neurofarmaci.
  • La dieta, nella sua variante standard per quanto limitata a brevi cicli è incompatibile con un regime rigidamente vegetariano o vegano. E’ però possibile una modifica per vegetariani con l’assunzione variabile di legumi al posto della carne, ma potrebbe non avere la stessa efficacia o non garantire una alimentazione sufficiente.
  • La terapia è incompatibile con l’uso di diuretici per via orale, prescritti quale trattamento di una eventuale ipertensione o erroneamente prescritti quale cura per l’idrope, ma in entrambi i casi questi farmaci possono essere sospesi senza problemi e quindi questo non costituisce vera controindicazione.
  • La terapia cortisonica “potrebbe” essere controindicata in pazienti affetti da: diabete, osteporosi, patologie del fegato (esclusa pregressa epatite che non è controindicazione), ulcera gastrica attiva e diverse altre condizioni da valutare, ben specificate nella terapia che viene prescritta al paziente. In questi casi, dopo la consulenza, sarà necessario richiedere un nulla osta allo specialista di competenza, ma comunque la terapia può essere effettuata anche senza cortisonici, sebbene ovviamente l’uso di ogni risorsa offra maggiori possibilità di risultato. Inoltre di solito viene dato nulla osta da parte di diabetologi, medici curanti e consulenti specialisti, per molte presunte controindicazioni, senza problemi. E’ però necessario lasciare uno spazio libero di tre settimane tra l’ultima dose assunta e quella da fare con me quindi evitate di assumere cortisonici prima di contattarmi per la mia terapia, se non indispensabili.
  • Le fleboclisi e più raramente anche il carico idrico sono controindicati in pazienti con insufficienza cardiaca (scompenso cardiaco, miocardiopatie) e per alcune patologie renali o delle vie urinarie, e per grave ipertrofia prostatica ostruente.
  • La gravidanza non è controindicazione assoluta a tutta la terapia che deve però essere approvata dal ginecologo per ogni singola componente. Lallattamento invece può essere una controindicazione a tutte le componenti e, in caso di urgenza di avviare il trattamento, è necessario sospenderlo.

Nonostante queste limitazioni nella maggior parte dei casi la terapia è comunque attuabile, ma con delle eventuali modifiche.


L’importanza del rapporto medico – paziente

Al di là di qualunque farmaco e di qualunque terapia sembra che un ruolo molto importante lo abbia anche chi cura il paziente, il quale non è un orecchio (o due) con un corpo intorno, ma ha una sua psiche, delle emozioni, delle paure (spesso anche eccessive!), non di rado difficile anche caratterialmente come ogni essere umano, e ancor di più per il tipo particolare di disturbi che ha bisogno di trattare così strettamente correlati allo stress, primario o secondario agli stessi disturbi, e tanto altro ancora che deve essere seguito in modo particolare e specifico. Per occuparsi di queste specifiche problematiche bisogna essere un po’ psichiatra/psicologo e un po’ otorinolaringoiatra (unica mia specialità ufficiale sia ben chiaro), ed essere sempre disponibile a trattare pazienti difficili…

Ma soprattutto serve un medico innamorato di quel che fa altrimenti, credetemi, diventa uno dei più noiosi lavori del mondo, se lo si fa scrollando le spalle e sbuffando o solo per soldi (che poi lavorando come lavoro io da tempo, senza esami e con consulenze in video, se ne fanno pure pochi…).

Non c’è terapia che tenga, se il paziente diventa solo un numero. E non lo dico per farvi bella impressione e farvi venire da me! Credo che nessuno dei miei pazienti si sia mai sentito trattare solo come… uno dei tanti. La piena disponibilità a spiegare e rispondere a ogni dubbio (quando è possibile dare una risposta) e fornire assistenza continua, se si vogliono trattare problemi come questi, strettamente correlati a stress e psiche, è parte integrante della terapia.

Non è per pura coincidenza che molti, già solo parlando con me dei loro disturbi dopo molte esperienze deludenti, già spesso stiano meglio sia in occasione della prima consulenza che in caso di recidiva. E non perché io abbia capacità speciali o doti soprannaturali di curarvi solo guardandovi negli occhi, ma solo perché faccio il medico come andrebbe fatto, e niente di più di quel che ogni medico dovrebbe essere e fare, e molti altri no!

E purtroppo tutti questi requisiti, a cominciare dalla necessitò di passione per una medicina investigativa che obbliga a pensare e non fatta solo di “guardo l’orecchio (esterno, peraltro, che di più non si può vedere) il naso e la gola e ti dico cosa hai“, per finire con l’impegno decisamente sproporzionato tra costo (fatica per il medico) e beneficio (per il medico, come se quello del paziente avesse poco valore) e altro ancora, sono probabilmente alla fine i motivi per i quali alla fine la terapia come va fatta, ancora oggi la faccio solo io! E questo nonostante quasi tutti gli specialisti italiani, o almeno chi si è mai interessato di questo settore, mi conoscano bene e sappiano cosa faccio e che risultati ho e da anni. Guardatevi questo video per capire meglio. Ne vale la pena.


Nella prossima pagina

Nella prossima pagina vi spiegherò gli obiettivi (e i limiti della terapia) e il concetto di beneficio sufficiente. Infine certo di fare un servizio utile e richiesto (come confermato in modo inequivocabile con un sondaggio) chiuderemo questa lunga esplorazione guidata del sito con una pagina dedicata alle terapia truffa o comunque inutili.

Se volete informazioni minime più sintetiche e non siete interessati a conoscere davvero tutto (peccato, ma posso capire), avete a disposizione la versione sintetica internazionale, nata per dare informazione anche ai pazienti che parlano altre lingue (nonostante questo sito abbia un sistema di traduzione automatica), ma utile anche per chi parla italiano, se volete solo sapere lo stretto indispensabile per decidere di fare terapia con me.

Oppure guardate questo video di appena 10 minuti che vi riassume tutto dalle basi alla terapia mostrando parti del sito con testi e immagini,

Potete anche visualizzare e scaricare un file in formato PDF per guardare tutte le schermate che compongono il video.

Oppure, se preferite, guardate questo video dove vi spiego tutti i concetti fondamentali in 20 minuti!

Infine, per avere risposta diretta alle domande più frequenti potete consultare la nuova serie di video brevi (Shorts YouTube). Ogni giorno vengono pubblicati nuovi video e potete inserire nei commenti altre domande alle quali vorreste avere risposta con un nuovo video breve.

Youtube shorts per domande e risposte
Clic per accedere all’intera serie di Domande e Risposte

Per accedere direttamente a specifici argomenti, alle testimonianze dei pazienti, alle videoconferenze, al blog con articoli di approfondimento e altro ancora e a informazioni su di me o su come prenotare una consulenza, per contattarmi via WhatsApp o per collegarvi al mio profilo Facebook, potete utilizzare il menu in alto e i collegamenti presenti in fondo a ogni pagina. Il sito è interattivo con possibilità di commentare o fare domande in ogni pagina.

Le basi | Diagnosi | Acufeni | Udito | Vertigini | Meniere | Terapia | Dr. La Torre


Dott. Andrea la torre, specialista in otorinolaringoiatria per idrope e sintomi correlati

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Ogni contenuto di qualunque pagina di questo sito può essere liberamente copiato e diffuso ma riportando l’autore, Dott. Andrea La Torre, specialista in Otorinolaringoiatria, e un link al sito idrope.info

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